Cosa ci ha lasciato Game of Thrones?

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Con la conclusione dell’ultima stagione di Game of Thrones, tutti i grandi appassionati della serie si sono scatenati esprimendo le opinioni più svariate. Una cosa è certa: la serie non ha lasciato nessuno indifferente, e questo è un sicuro indice che testimonia a favore del suo successo senza precedenti.

Ma, a giochi fatti, che eredità ci ha lasciato Game of Thrones? Qui di seguito abbiamo cercato di stendere un bilancio in merito.

Dalla sesta stagione, HBO ha spinto sull’acceleratore

Nonostante i diversi spin-off e prequel già in lavorazione, è indubbio che dalla sesta stagione in poi HBO abbia dovuto accelerare i tempi per chiudere una serie su cui le difficoltà iniziavano a pesare troppo. Complici, infatti, gli impegni di un cast sempre più lanciato verso il successo, e la mancanza di un supporto letterario a cui ispirarsi (gli ultimi due scritti di Martin previsti per Cronache del Ghiaccio e del Fuoco tardavano ad arrivare), David Benioff e D. B. Weiss si sono trovati costretti ad inventare di sana pianta trama ed evoluzione dei personaggi e ad annunciare un’affrettata chiusura delle serie nell’arco di due stagioni… per limitare eventuali danni. A nostro parere, una scelta più saggia che deludente.

Benioff e Weiss volevano “scrollarsi” GOT di dosso

Senza dubbio, 13 episodi in due stagioni (7 per la settima e 6 per l’ottava) sono pochi per la quantità di materiale a cui Benioff e Weiss avrebbero dovuto dare seguito. Certo è che i due sceneggiatori, senza il supporto silenzioso di George RR Martin, si sono trovati in seria difficoltà e probabilmente hanno preferito liberarsi di un brand che stava iniziando a condizionare troppo le loro vite professionali ormai proiettate verso altri lidi. Bisogna ricordare, infatti, che prima delle riprese dell’ottava stagione di Game of Thrones, il tandem creativo era già al lavoro su quella che nel 2018 sarebbe stata annunciata come la  nuova trilogia di Star Wars.

In ogni caso, è innegabile che per chiudere velocemente una serie tv caratterizzata da una complessità senza precedenti, Benioff e Weiss abbiano dovuto rinunciare, spesso bruscamente, a quei chiaroscuri caratteriali e a quella appassionante continuità temporale che avevano determinato il successo di Game of Thrones.

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L’ottava stagione di GOT regala sensazioni contrastanti

Gli appassionati di Game of Thrones hanno accolto con non poche critiche le molte svolte narrative “inaspettate” presenti nell’ottava stagione. Certo, i momenti di qualità non sono mancati, come l’epica battaglia della terza puntata (forse la più incredibile mai apparsa nel grande e piccolo schermo), la forza simbolica costruita attorno al personaggio di Arya, oppure le ultime indimenticabili battute di Tyrion che vanno a riassumere la quintessenza del personaggio in poche parole. In generale, però, è innegabile che quest’ultima stagione non renda giustizia al fantastico lavoro svolto da Beinoff e Weiss nelle stagioni precedenti:

  • il Re della Notte, che aveva sempre rappresentato un’insuperabile minaccia, muore troppo facilmente 
  • Cersei, da abile e cinica stratega, si trasforma improvvisamente in una donna incapace di prendere qualsiasi tipo di decisione utile a se stessa
  • Jaimie, dopo aver piantato in asso uno splendido personaggio come Brienne, non si capisce come abbia fatto in un battito di ciglia ad arrivare ad Approdo del Re per raggiungere Cersei, dimostrando una quantomai evidente incoerenza col personaggio che era diventato
  • E vogliamo parlare della strage commessa da Daenerys? Non l’avete trovato un apice eccessivo che fa da cappello ad un cambiamento decisamente “repentino”?

Fortunatamente, l’ultimo episodio riesce a rimettere al suo posto un po’ di cose ritornando a concentrarsi sui personaggi e regalando un ultimo benefico focus sulle loro complesse caratteristiche umane.

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La forza di Game of Thrones è stata il tempo

Nonostante il grande schermo goda ancora di quell’attenzione nobilitante da parte della critica che le serie tv sembrano ancora non attrarre, ciò che Game of Thrones ci ha insegnato è che una serie tv ben fatta può avere dalla sua un importantissimo elemento: il tempo.

È vero, al cinema è normale vedere tanti eventi importanti condensati in poco tempo e dare per scontato ciò che accade fuori dallo schermo, ma quando puoi contare su due sceneggiatori di altissimo livello come Benioff e Weiss, il fatto di avere a disposizione un ampio arco di tempo per sviluppare una storia può davvero fare la differenza e, in certi casi, superare anche le produzioni cinematografiche.

Ecco perché certi passaggi frettolosi si sono fatti particolarmente notare: perché sono entrati in contrasto con quella magia narrativa e fotografica, che ha reso Game of Thrones un capolavoro che appare, per ora, insuperabile.

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