1. Chi è Alberto Sordon?
Alberto è un graphic designer che ora lavora in Maikii, trentenne e nato a Treviso.
Sono sempre stato attento e affascinato dal mondo della comunicazione grafica e creativa, ma non ho capito subito che da questa mia innata passione potevo costruire un solido lavoro. A riprova di questo la mia carriera scolastica mi ha portato da tutt’altra parte; basti pensare che all’università ho studiato biotecnologie. Ad un certo punto, incerto sul mio futuro, sono scappato a Londra e una volta tornato mi sono finalmente reso conto di quale sarebbe dovuta essere la mia strada. Ben presto cercai di recuperare il tempo perduto immergendomi nello sconfinato e multiforme mondo della grafica: di fatto mi posso definire un vero e proprio autodidatta. Certamente, le agenzie di comunicazione dove ho lavorato inizialmente hanno contribuito alla mia formazione. Dopo l’esperienza in agenzia, sono passato ad essere libero professionista e infine sono approdato in Maikii.
2. Alberto e Maikii. Quando e come è nata?
È nata da un colpo di fortuna arrivato nel momento giusto: alla ricerca di nuovi clienti, ho mandato una proposta di collaborazione proprio nel momento in cui Maikii era alla ricerca di graphic designers, avendo il reparto grafico particolarmente oberato di lavoro. Il primo incarico per Maikii è stato il nuovo catalogo Maiworld e, a differenza di come lavoravo di solito, ho svolto il lavoro direttamente in azienda. L’approccio di lavoro giovane e innovativo mi hanno fatto innamorare dell’ambiente, l’azienda probabilmente si è innamorata di me, ed eccomi qui.
3. Cosa vuol dire per te essere un Graphic Designer? E un Graphic Designer per un prodotto come Maikii?
Un graphic designer è prima di tutto un comunicatore. Ha la fortuna di lavorare principalmente con il canale percettivo della vista: veloce, immediato e diretto. Proprio per questo, ha anche molta responsabilità: se ciò che vogliamo comunicare è accompagnato da un progetto grafico poco chiaro, poco invogliante o semplicemente non idoneo, non si perde nemmeno il tempo di leggere ciò che c’è scritto.
Premesso questo, il mio lavoro non è però quello di attirare l’attenzione a tutti i costi, ma di riuscire a trasmettere un concetto, un significato. Il senso deve essere alla base di ogni lavoro grafico.
Qui in Maikii mi trovo molto bene e penso che come azienda possa essere considerata la fortuna di ogni creativo: non siamo legati ad un prodotto convenzionale in cui si deve seguire determinati canoni. Il prodotto Maikii è molto originale e attuale quindi possiamo osare abbastanza e godere in molti casi di una notevole libertà di espressione.
4. Alberto e la giornata lavorativa tipo. Quali sono i compiti? Hai un metodo particolare?
Partendo dal presupposto che non amo per nulla la routine, in Maikii i compiti per mia fortuna sono di varia natura: preparo newsletter, packaging di prodotto, grafiche ad hoc, cataloghi, allestimenti fieristici, immagini per social e per i nostri siti web (maiworld.com – maikii.com). Oltre al lavoro al computer, ho la possibilità di stampare, tagliare, montare e di farmi arrivare campioni da testare: attività essenziali per uno come me che ha bisogno di toccare con mano ciò che di tangibile crea.
Per quanto riguarda il metodo, non sono sicuro di averne uno in particolare. Devo ammettere però che sono molto attento al dettaglio e parecchio minuzioso, quindi probabilmente lavoro con fare metodico senza quasi rendermene conto.
5. Ti attrae l’estero o preferisci l’Italia? Hai mai vissuto altrove? Credi che per un lavoro come il tuo anche in Italia si possano trovare stimoli e soddisfazioni?
Mi piace molto viaggiare, mi attrae l’estero e non saprei individuare a priori un luogo che non vorrei vedere o visitare. Ma amo l’Italia, mi piace il posto in cui vivo e non desidero, per il momento, vivere altrove. Ho vissuto per un periodo a Londra, esperienza sicuramente entusiasmante ma, come ho detto, la mia vita ora è in Italia.
Per quanto riguarda il mio lavoro, credo che, per il momento storico attuale in un mondo globalizzato, non ci sia un posto migliore di altri dove crescere e lavorare come graphic designer, o meglio, con un po di fatica è possibile trovare referenze, materiale, conoscenze e idee ovunque ci si trovi.
In più, per venire a contatto con altre culture e per far uscire il mio lavoro dall’Italia, posso contare sulle sedi estere di Maikii e sulla presenza dei nostri prodotti in mercati di tutto il mondo.
6. Hai un personaggio, fuori o dentro Maikii, che per te rappresenta un mantra, una fonte d’ispirazione, un maestro?
Come detto, la mia formazione deriva più dall’esperienza professionale che da un percorso accademico, quindi non sono legato a particolari figure o designers di successo. Giusto per contraddirmi in realtà lo sono, solo senza magari saper il loro nome o la loro storia, lo sono per ciò che creano.
Da quando sono in Maikii, il mio AD (Francesco Poloniato, Maikii Creative Director, ndr) mi ha fatto conoscere personaggi a cui ogni grafico deve moltissimo: personaggi che apprezzo, stimo, seguo e che finalmente riconosco.
7. Sei in cerca d’ispirazione per un progetto. Cosa fai di solito? Cosa guardi, ascolti, leggi?
Non sono legato ad un format specifico, da creativo questo forse è un punto di forza. Procedo naturalmente per associazioni mentali, traggo ispirazione da ogni cosa: qualcosa che ho visto, ascoltato, letto, un video, una canzone, una pubblicità, non fa differenza.
Non succede sempre ma molto spesso già al momento del brief, mentre ancora stiamo discutendo di un lavoro, parto per il mio viaggio creativo mentale e torno alla scrivania già con un’idea concreta, a volte quella giusta, altre volte no. L’importante è avere e trovare quel tempo necessario per lasciarsi ispirare.
8. Cosa ne pensi del progetto Gushmag Network, ci dai un tuo giudizio o consiglio rispetto alla tua esperienza?
Mi piace il progetto e lo reputo molto interessante. Credo che Gushmag abbia un notevole margine di crescita: molto spesso infatti le aziende non hanno il tempo o la voglia o la capacità di creare contenuti capaci di raccontarle e rappresentarle. Ad oggi, moltissime realtà sentono la necessità di mostrarsi in un modo che vada oltre la classica pagina Facebook, o il sito istituzionale.
Quindi mi pare che la vostra idea possa essere molto apprezzata.
Grazie Alberto!