FUTURO E TECNOLOGIA: QUALI DOMANDE PORSI?

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Uno dei comandamenti fondamentali che un buon tecnologo, designer o sviluppatore deve seguire alla lettera, si sa, è quello di pensare sempre oltre, di progettare il proprio lavoro coniugandolo al futuro per capire se il prodotto realizzato riuscirà a collocarsi all’interno della sfera dei bisogni che stanno per crearsi e non, al contrario, che già esistono. Riflettere sul rapporto tra futuro e tecnologia oggi, significa chiedersi quali conseguenze, intenzionali o non intenzionali, avrà un nuovo gadget, una nuova APP, un nuovo device o una nuova piattaforma digitale sulla vita dell’utente.

Quali sono, dunque, le 4 domande fondamentali su futuro e tecnologia che devono porsi colori i quali sono coinvolti nel processo di progettazione tecnologica?

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Fino a 15 anni fa l’attenzione alla forma degli oggetti tecnologici era davvero scarsa. Tecnologia faceva per lo più rima con “quadrato” e concetti come “comodità” o “ergonomia” non risaltavano certo tra le righe della Bibbia dei designer. L’importante era ciò che la macchina faceva, stop, e agli utenti questo bastava. Oggi, in una società sempre più portatile, la tecnologia deve seguire lo user nei propri spostamenti ed è facile comprendere per quale motivo si sia passati in breve tempo dal floppy disk (guarda un po’, quadrato!) al cd e, infine, alle chiavette USB per portare ovunque con sé i propri dati.

Domande come “Quanto deve pesare?”, “Come deve risultare al tatto?”, “Quale forma deve avere?” si sono dunque guadagnate una fetta consistente nel processo di progettazione della tecnologia e va da sé intuire che il futuro proseguirà sullo stesso piano, approfondendo due concetti già ampiamente richiesti dagli utilizzatori:

  • il grado di interattività
  • la personalizzazione

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La funzione, cioè i problemi che la tecnologia sviluppata sarà in grado di risolvere, rappresenta il cuore della sua progettazione e dovrà saper instaurare un corretto dialogo con la forma. Se il tester che per primo proverà la vostra nuova tecnologia dovesse impugnarla, osservarla stranito e dirvi “A cosa serve?” significa che avete fallito.

Altro punto cardine della funzione tecnologica che già ricopre un ruolo di rilievo nel presente ma che sarà destinato a svilupparsi nel futuro sarà quello della sicurezza. L’essere umano è notoriamente un animale distratto, milioni di anni di evoluzione e ancora lasciamo le chiavi sotto lo zerbino di casa o dimentichiamo il nostro bancomat inserito nello sportello dopo il prelievo di denaro. Serve aggiungere altro?!

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Riprendendo quanto affermato nella prima domanda, la società è sempre più in movimento e richiede sempre più una tecnologia in grado di seguire l’uomo ovunque vada. Questo implica che le occasioni in cui si è fermi per “ricaricare” la tecnologia siano sempre minori ed è stato quindi necessario sopperire a tale problema.

Ecco perché, oltre a sviluppare batterie sempre più durature, sono nati sistemi portatili di riserva, come le power bank, batterie portatili piccole e leggere che permettono di ricaricare lo smartphone anche senza una presa di corrente nei paraggi. Tuttavia, fino ad oggi ci si è concentrati più che altro sul produrre batterie dalla durata sempre più lunga o surrogati ad esse senza però riflettere su un aspetto importante per evitare di restare a corto di energia:
la riduzione degli sprechi di energia.

Il futuro dello sviluppo tecnologico va esattamente in questa direzione.

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Una volta risolte le questioni di funzione e forma, una volta assicurato un buon grado di sicurezza e di autonomia, è il momento di farsi la fatidica domanda:

“Quali saranno le conseguenze della tecnologia che ho sviluppato?”

Ammesso che voi abbiate costruito un’automobile semi-autonoma, in grado di guidare da sola, di evitare gli ostacoli, di frenare in curva, cosa accadrebbe se all’improvviso sbucasse un gatto e vi attraversasse la strada? La vostra auto sarà in grado di gestire l’imprevisto? E se sì, a quale prezzo?

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Il futuro sembra dovrà fare i conti con una tecnologia sempre più pensante, tirando in ballo questioni etiche (una macchina può prendere decisioni al posto dell’uomo?) e pratiche (a quale grado di controllo può arrivare una tecnologia senza intervento umano?).

In pratica la domanda che ogni buon tecnologo, designer o sviluppatore dovrà farsi di qui in avanti sarà: “La mia tecnologia pensa?” Ma soprattutto: “Se la mia tecnologia pensa, è un bene?”


Veronica Drago | Gushmag Network

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