Chi è Matteo Fabbrini?
Ho 33 anni, nato e cresciuto a Treviso, da padre umbro e madre tedesca. Questa particolarità e il fatto di viaggiare molto sin da giovane, mi ha dato la possibilità di avere un’apertura mentale che tutt’oggi sento come mia caratteristica forte. Una delle mie più grandi passioni è il Basket, gioco fin da piccolo e ora sono uno tra i proprietari del Basket Treviso.
Ho studiato Economia presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia e successivamente ho iniziato un Master in Economia a Boston, ma che per motivi di salute ho dovuto abbandonare.
Questo mio ritorno in Italia è stata la motivazione che ha fatto nascere Maikii. Mi sono trovato in un momento di stallo e confusione. In qualche modo mi sono ‘reinventato’ e insieme al mio migliore amico abbiamo deciso di fare questa pazzia che inizialmente doveva essere un lavoretto part time che poi si è rivelato molto di più!
Come e perché è nata Maikii?
Io e Francesco Poloniato siamo amici da sempre. Io avevo l’idea di creare un sito dove poter vendere chiavette USB a livello promozionale quindi per le aziende. Avevo bisogno di un partner per lo sviluppo della parte grafica e web. Francesco si stava laurendo in quel periodo in Disegno Industriale e abbiamo quindi deciso di unire le forze. Lui ha creato il sito, io il rapporto commerciale con clienti e con i fornitori ed è partito Maikii.
Perché chiavette USB?
Abbiamo deciso di inserirci nella nicchia di mercato delle chiavi usb promozionali, che all’epoca era abbastanza vergine soprattutto in Italia. Abbiamo cavalcato un trend che stava crescendo e ci siamo buttati.
E come mai due strade per Maikii?
Dal promozionale al retail il passo non è stato brevissimo, ma è partito tutto da una richiesta di un nostro cliente, Autogrill, che voleva delle chiavette particolari, non classiche, da vendere sul mercato. Il risultato è stato una collezione di chiavette di animaletti che ha avuto un’ottimo successo. Da lì è nato il marchio Tribe e poi le varie licenze. La prima licenza ottenuta sono stati i Puffi e poi tutte le altre.
Chiavi vincenti del vostro modello di business?
La prima cosa è che bisogna imparare dai propri errori. Bisogna essere sempre in grado di ripartire, rialzarci e riprovarci. Testardi e cocciuti, senza dimenticare di non perseverare. Un’altra chiave sicuramente caratterizzante è lo spirito di squadra, il nostro è un team giovane, affiatato, che corre insieme.
E se tu dovresti finanziare un’idea imprenditoriale?
Allora, qui vi diamo un’anteprima, siete i primi a saperlo! Stiamo infatti per partire con una nuova idea che andremmo a finalizzare a brevissimo. Food e crowdsourcing, due temi fortissimi. Si tratta di Teletrasporto, nato a Treviso, ma che vogliamo portare in tutta Italia. Teletrasporto 2.0 che verrà da noi rilanciato si chiamerà Food Racers.
Maikii ha diverse sede dislocate nel mondo, questo cosa comporta?
Sicuramente molto lavoro in più! Abbiamo una nostra fabbrica in Cina, per la parte di fornitura, ma anche per la parte di vendita per l’Asia e l’Oceania. Poi un’altra sede, nata nel 2014, è a San Francisco e si occupa delle vendite negli Stati Uniti, il primo mercato al mondo.
Per il resto del mondo gestiamo il tutto da Treviso.
Come sono i lavori con la Cina in particolare?
Non sono mai stati semplicissimi, io sono 15 anni che lavoro con loro! Hanno una mentalità molto diversa. La loro evoluzione è stata enorme rispetto al nostro standard di crescita, ma sono comunque molto chiusi, gran lavoratori, precisi, molto attaccati al denaro, non per avidità ma perché arrivano da una povertà secolare e la possibilità di potersi arricchire ora è l’obiettivo principale che hanno. E le potenzialità per fare questo in Cina sono molto più alte di quanto si possa fare in Italia. Paradossalmente comunque noi vendiamo in tutto il mondo tranne in Cina, per la paura della copia. Però, è il paese che per primo ci ha dato tantissime opportunità e soddisfazioni.
Ci sono delle cose che in questi anni di Maikii non rifaresti o rifaresti?
Ci sono di sicuro cose che non rifarei e cose che avrei fatto meglio. Di buono c’è che come dicevo prima, se dagli errori si impara e se ad oggi siamo arrivati ad essere quello che siamo, sicuramente si può fare ancora meglio però sono molto soddisfatto del lavoro fatto sino ad ora. Sbagliando e imparando si cresce!
Ultima domanda, progetto Gushmag Network cosa ne pensi?!
Appena ne abbiamo sentito parlare l’abbiamo subito sposato! Sicuramente Gushmag è una realtà che ci ha sempre incuriosito. Volevamo rivoluzionare la nostra comunicazione e visibilità e questo progetto creato e cucito su di noi da Gushmag è stata una strada che abbiamo deciso di intraprendere. Spero che diventi sempre più grande!