I dispositivi elettronici sono sempre più evoluti, tanto che ormai è normale trovare un qualsiasi elettrodomestico senza fili, per non parlare di notebook e smartphone, prodotti di cui conoscevamo l’attacco alla corrente solo per i loro progenitori, il computer fisso e il telefono fisso.
Sappiamo però che rimane un grande problema: tutti questi device dipendono dalla carica della batteria, e dopo un determinato numero di ore di autonomia (variabile a seconda della tipologia di dispositivo), sarà necessario ricaricarli.
Gli elettrodomestici senza fili e il problema dell’autonomia della batteria
Gli elettrodomestici sono senza fili (wireless) in tutte le categorie immaginabili: dalla cucina al giardino fino agli accessori per la pulizia della casa. Sono ovviamente esclusi i grandi elettrodomestici come la lavatrice e il forno, che data la grande potenza richiesta per poter funzionare non possono ancora dipendere dalla tecnologia wireless.
I vantaggi dei piccoli elettrodomestici senza fili sono moltissimi, a partire dall’ingombro dei cavi che viene a mancare negli spazi stretti, come in cucina e nelle pulizie.
Gli esempi sono molti: dal ferro da stiro wireless che permette un libero movimento attorno all’asse da stiro mentre si sta stirando e si ricarica velocemente quando viene appoggiato sulla base, all’aspirapolvere adatto a tutti i tipi di pavimenti con 60 minuti di autonomia.
L’autonomia dei notebook portatili
Spesso si sente, all’acquisto di un notebook, che l’autonomia della batteria promessa dalla casa produttrice è molto alta, fino a raggiungere anche dodici ore, per poi scoprire, una volta acquistato il dispositivo, che in realtà la batteria ha una durata molto inferiore alle aspettative. Ciò è dovuto al fatto che molti consumatori percepiscono quello dell’autonomia della batteria come un reale problema, da cui si evince il bisogno di produrre computer portatili con una batteria che dura un giorno intero: per i produttori, in un contesto molto competitivo e affollato, dichiarare che una batteria ha “una autonomia di 12 ore”, ad esempio, è quindi una mossa di marketing.
I produttori, quindi, eseguono dei test in condizioni di lavoro non tiratissime, ma la realtà dei fatti è che chi usa il computer portatile ha il Wi-Fi connesso e fruisce di molti contenuti web allo stesso tempo, anche di tipo complesso (come i video), generando quindi maggiore dispendio energetico: quindi, è normale che quelle 12 ore “dichiarate” possano equivalere in realtà a cinque o sei.
Migliorare la batteria degli smartphone sarà la prossima grande innovazione?
Dagli smartphone a 4 pollici siamo passati agli smartphone che sembrano quasi mini-tablet: perché? Dietro a dichiarazioni per cui i consumatori preferirebbero schermi sempre più grandi, è in realtà nascosta la verità, per cui batterie più performanti possono esistere solo se hanno una maggiore dimensione. Per quanto presto potrebbe arrivare la batteria litio-metallo, che promette un’autonomia doppia per gli smartphone, la tecnologia attuale è ancora quella della batteria a ioni di litio.
C’è poi la batteria Fuel Cell, sviluppata in Corea del Sud: questa converte idrogeno in elettricità attraverso la migrazione di ioni di ossigeno, al fine di alimentare l’elettrodo tramite un elettrolita. La promessa è quella di ricaricare lo smartphone ogni sette giorni.
Ma si tratta ancora di tecnologie instabili, che ci metteranno molti anni ad arrivare nel mercato e ad essere incorporate negli smartphone. Di certo, però, si tratterà della prossima grande innovazione nel mercato degli smartphone.
Ecco perché, quindi, ancora per molti anni i power bank continueranno a essere utili: non essendoci ancora una tecnologia in grado di sostituire la batteria al litio, i nostri smartphone dovranno essere ricaricati ogni dieci-dodici ore di utilizzo, e se siamo in giro per molto tempo allora non possiamo ancora fare a meno dei power bank.
